6. Google: ricerca meno personalizzata

Per ridurre la personalizzazione e il filtraggio che Google applica ai risultati di ricerca ci sono due metodi di base:

  1. si può uscire dall’account Google;
  2. si può chiedere a Google la depersonalizzazione dei risultati.

Navigazione privata: quasi inutile

Spesso si crede che si possa eliminare il filtraggio personalizzato effettuato da Google se si usa la navigazione privata, ossia una particolare modalità del browser, che è accessibile per esempio come segue:

  • in Firefox e Safari, scegliendo File - nuova finestra privata;
  • in Microsoft Edge, scegliendo Altro (i tre puntini orizzontali) e poi Nuova finestra InPrivate;
  • in Internet Explorer, scegliendo Strumenti o Sicurezza - InPrivate Browsing;
  • in Chrome scegliendo l’icona delle impostazioni e poi Nuova finestra di navigazione in incognito.

Tuttavia questa modalità di navigazione serve soltanto a non lasciare memoria dei siti visitati sul computer o in generale sul dispositivo che usiamo (durante la navigazione privata i siti visitati non vengono aggiunti alla cronologia, per esempio), non accumula cookie nuovi, che vengono eliminati alla chiusura della finestra di navigazione privata, ma fa poco o nulla per anonimizzare la navigazione, che è infatti perfettamente rilevabile e registrabile da parte del sito visitato e dal fornitore d’accesso alla Rete.

Uscita dall’account Google

Consultare Google quando non si è nel proprio account Google riduce la personalizzazione ma non la elimina del tutto: restano per esempio le personalizzazioni su base linguistica e geografica e (in parte) quelle basate sulla cronologia delle ricerche precedenti. Inoltre l’uscita dal proprio account implica la scomodità di non poter accedere ai servizi di Google (per esempio Gmail) fino a quando non si rientra nell’account.

Per uscire dal proprio account Google si va a Google.com, si clicca sull’icona circolare della foto dell’utente (in alto a destra) e si sceglie Esci.

Depersonalizzazione

Anche se si esce dal proprio account Google, i risultati di ricerca di Google continuano a essere parzialmente personalizzati sulla base delle ricerche precedenti. Per disabilitare questa personalizzazione si può visitare questa pagina:

dopo essere usciti dall’account e fare clic sul selettore accanto alla frase Attività di ricerca svolte senza avere eseguito l’accesso attive. Quest’impostazione vale per tutti gli utenti che utilizzano quel browser e quel computer fino a quando qualcuno esegue l’accesso al proprio account.

Anche questo metodo, tuttavia, non è completamente risolutivo.

Aggiramento del diritto all’oblio UE e delle personalizzazioni geografiche

Alcuni casi di ricerche che portano a risultati coperti dal diritto all’oblio previsto dalle norme UE sono stati pubblicati in passato presso Hiddenfromgoogle.com (che attualmente ospita un sito di tutt’altro genere ma i cui contenuti passati sono archiviati presso Archive.org) e dalla BBC. Questo diritto può essere un intralcio per un giornalista, un investigatore o un inquirente, perché gli nasconde risultati potenzialmente importanti.

Esempio: rivelare i siti oscurati da Google in base al diritto all’oblio

Tramite gli archivi di Hiddenfromgoogle.com sappiamo che c’è un articolo di Der Spiegel del 1995, intitolato Wie tausend Metastasen, che è stato rimosso dai risultati di Google in base alla normativa sul diritto all’oblio, per cui se si cerca in Google “Fred Anton” (tra virgolette) insieme a scientology o spiegel da un computer o dispositivo che si trova in UE (o in Svizzera), l’articolo di Der Spiegel che lo cita non compare tra i risultati. In compenso viene presentato un avviso: “Alcuni risultati possono essere stati rimossi nell’ambito della normativa europea sulla protezione dei dati”.

È sufficiente cambiare la localizzazione apparente del computer da Svizzera a Hong Kong o a un’altra località extraeuropea, usando un proxy, una VPN o un servizio di tunnelling, oppure usare un altro motore di ricerca, come Bing, Yahoo o DuckDuckGo, per far comparire il link all’articolo tra i risultati. Questa tecnica è utile anche quando non è coinvolto il diritto all’oblio, dato che i vari motori di ricerca personalizzano i risultati in base all’ubicazione geografica dell’utente.

Alcuni esempi di servizi a pagamento che offrono queste forme di “teletrasporto” virtuale sono:

In pratica, quando li usiamo, navighiamo in Rete come consueto, con l’unica differenza che il nostro luogo geografico di ingresso in Internet, agli occhi dei siti Internet e quindi anche a quelli dei motori di ricerca, è il luogo in cui si trova il servizio di “teletrasporto” che stiamo usando, non quello in cui si trova il nostro computer o tablet o smartphone.

In molti casi è possibile scegliere esplicitamente il paese dal quale si vuol simulare di provenire: questo consente, fra l’altro, di accedere ai servizi che sono disponibili soltanto per gli utenti di quel paese (video “geobloccati”, siti oscurati dalle autorità, dati nascosti dal “diritto all’oblio”, e altro ancora). Il motore di ricerca restituisce quindi i risultati di ricerca che otterremmo se ci trovassimo nel paese in cui risiede il servizio di proxy/VPN/tunnelling che stiamo usando.

Nel caso di Google, se sommiamo le depersonalizzazioni precedenti a questo ricollocamento geografico fittizio riusciamo a ridurre al minimo il controllo sui risultati di ricerca esercitato da questo motore.

Verifica dell’elusione

Per verificare che un servizio di proxy/VPN/tunnelling stia simulando correttamente una localizzazione differente da quella effettiva si possono usare servizi come Speedtest.net oppure Whatismyip.com, che mostrano sullo schermo l’informazione di localizzazione presunta.

Sicurezza, tracciamento e anonimato

Non tutti i servizi di proxy/VPN/tunnelling effettuano una cifratura dei dati trasmessi, per cui non è detto che la trasmissione sia protetta contro le intercettazioni da parte di provider ostili (problema frequente in alcuni paesi con regimi poco democratici) o di intrusi (problema frequente nelle reti Wi-Fi pubbliche). Se si desidera questo genere di protezione occorre consultare le specifiche del servizio e verificare che sia fornito.

Inoltre, se si naviga usando un dispositivo mobile dotato di GPS, è possibile che alcuni siti (come per esempio Google) possano attingere alla posizione geografica indicata dal GPS e quindi rilevare la vera ubicazione dell’utente nonostante l’uso di sistemi di simulazione della localizzazione. Per questo è consigliabile disattivare il GPS del dispositivo durante la navigazione con localizzazione simulata.

Tor come strumento di anonimato

Tor Browser, disponibile gratuitamente presso Torproject.org, è un browser concepito per la navigazione sicura e anonima che ha molte funzioni utili al nostro scopo, come la cifratura forte e l’anonimizzazione della provenienza del traffico.

In estrema sintesi, quando si usa Tor tutto il traffico di dati scambiato con Internet viene cifrato molto pesantemente e viene scomposto in parti, ciascuna delle quali viene affidata a un nodo Tor (un computer abilitato a ricevere e ritrasmettere i dati degli utenti di Tor Browser). Il flusso di dati dell’utente viene quindi passato ripetutamente da un nodo all’altro prima di raggiungere il sito desiderato, e fa lo stesso in senso inverso. Questo rende estremamente difficile risalire all’identità e alla localizzazione reale dell’utente.

Per ulteriore sicurezza è possibile inserire una VPN fra l’utente e la rete Tor, in modo che il percorso sia utente --> VPN --> Tor. È sconsigliato, invece, usare una VPN come ultimo elemento per percorso (utente --> Tor --> VPN).

Usando Tor si beneficia della localizzazione fittizia prodotta dai nodi Tor; tuttavia normalmente non è possibile scegliere quale paese di provenienza si desidera simulare.

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